Mindful eating: cos’è, a cosa serve, protocollo, controindicazioni

mindful eating

L’alimentazione è molto importante per la salute fisica e mentale, ma spesso è difficile seguire uno stile di vita sano e attivo. D’altronde mangiare è un’attività sicuramente piacevole che reintegra le energie adeguate per tutte le attività quotidiane, ma in alcune situazioni il rapporto con il cibo è spesso fonte di conflitto, giudizio e critica su noi stessi. Per questo motivo, nelle prossime righe vedremo insieme in cosa consiste la pratica del Mindful Eating, e come può aiutare a vivere in pace con il cibo.

Mindful eating: cos’è

Il Mindful Eating è una pratica di consapevolezza che insegna a mangiare e vivere in armonia con i bisogni del nostro corpo. Si tratta di una pratica di consapevolezza che aiuta a concentrarsi sui momenti del pasto, assaporando il cibo che si sta mangiando, con curiosità e senza giudizio. Tale pratica è stata sviluppata dal biologo molecolare americano Jon Kabat-Zinn. Il tutto si basa sulla respirazione, un sorta di meditazione pensata per aiutare il cervello a osservare e ascoltare le esperienze sensoriali, mentali ed emotive.

Il Mindful Eating è un modo di mangiare mediante i principi della mindfulness, uno stile di vita che permette di riscoprire la gioia di gustare il cibo senza però sentirsi in colpa. Mangiare in modo consapevole è facile ed è possibile iniziare con questi semplici passaggi:

  • Prestare attenzione ai cinque sensi quando si mangia. Osserva il colore, la forma, l’olfatto e il gusto del cibo.
  • Guardare come si mangia. Questo passo prevede che la persona si ponga una domanda: sto mangiando senza prestare attenzione a ciò che ho nel piatto?
  • Prestare attenzione ai segni che fanno iniziare e smettere di mangiare.
  • Fermarsi prima di mangiare e ascoltare il respiro e i segnali di fame e sazietà del corpo.

La mindful eating quindi, è un modo per aiutare le persone che hanno problemi con il cibo, e che quindi mangiano troppo (o troppo poco), oppure sono inclini a eccessi di cibo dati dalla fame nervosa. Mangiare in modo consapevole aiuterà a diventare un mangiatore consapevole, il che significa che si imparerà che non esiste un modo giusto o sbagliato di mangiare, ma ci sono modi per nutrire il corpo, la mente e persino il cuore. Un’alimentazione consapevole aiuterà a sviluppare nuove risorse e strategie per gestire la fame nervosa, l’eccesso di cibo e la paura dell’aumento di peso.

Mindful eating: a cosa serve

La Mindful eating ha uno scopo ben preciso, che come spiegato è quello di far acquisire consapevolezza alla persona in merito al cibo. Nel dettaglio questa pratica permette di:

  • Acquisire consapevolezza. È necessario prestare attenzione alle sensazioni corporee e ai segnali esterni che influenzano il rapporto con il cibo
  • Imparare a osservare. Sulla base dell’esperienza dei 5 sensi, si deve osservare il cibo a distanza senza giudizio.
  • Vivere il momento. Per imparare a essere consapevole delle cattive abitudini è necessario essere ”presenti” durante i pasti.
  • Capire l’ambiente esterno. È fondamentale comprendere come gli stimoli ambientali influenzino il modo in cui si mangia.
  • Imparare a non giudicare. Di fondamentale importanza è imparare a trattenere il giudizio. Questo può rendere più consapevole di ciò che si sta facendo.
  • Lascia andare le cose come sono. Relativo a pensieri o emozioni.
  • La fase dell’accettazione migliora l’autostima e il rapporto con il corpo attraverso una profonda gratitudine.

Mindful eating: protocollo

Il protocollo della Mindful Eating è composto da tre parti, ovvero:

  • La struttura del protocollo MB-EAT è quella di introdurre gradualmente (parallelamente alla pratica del mangiare consapevole) elementi di una pratica meditativa, con particolare enfasi su autocoscienza, accettazione di sé, empatia non giudicante e disattivazione del “pilota automatico”, argomenti molto importanti per la consapevolezza. Il programma è progettato per delineare un atteggiamento consapevole nei confronti della vita quotidiana e delle diverse attività e situazioni che affrontiamo ogni giorno.
  • Alimentazione consapevole. Gli obiettivi di vari esercizi di alimentazione consapevole includono l’essere consapevoli delle sensazioni fisiche di fame e dei diversi tipi di sazietà, il mangiare consapevolmente tutti i tipi di cibo, l’essere in grado di gustare piccole quantità di cibo, imparare a fare scelte alimentari informate e scoprire le qualità non nutritive di alcuni alimenti.
  • I partecipanti al programma sono incoraggiati a esercitarsi in modo indipendente a casa tra le sessioni. In effetti, i lavori sono una parte essenziale del protocollo. L’incontro con un allenatore non sarà di alcuna utilità se non ci si esercita a casa. Questi esercizi presentano una sfida con difficoltà crescente, a partire da uno spuntino o pasto consapevole, ed estendendo questo atteggiamento a tutte le esperienze alimentari. Inizialmente, è necessario concentrarsi su un aspetto dell’esperienza culinaria come quello del gusto o dell’olfatto, per sviluppare competenze specifiche alla volta. Gli incarichi successivi invece, incoraggiano l’integrazione di molteplici abilità concentrandosi su diversi aspetti dell’esperienza alimentare, come le sensazioni fisiche di fame, il processo di selezione del cibo, gusto, consistenza, pensieri, comportamenti che precedono e accompagnano le emozioni del mangiare.

Mindful eating: controindicazioni

Non proponendo nessun piano alimentare specifico, la Mindful Eating è sostanzialmente priva di qualsiasi rischio. La Mindful Eating infatti, non è altro che un approccio innovativo con il cibo che, per la prima volta, non detta cosa mangiare oppure cosa non mangiare, ma esamina invece nel dettaglio il nostro rapporto con il cibo. In parole povere, questa pratica ci insegna ad essere sensibili e reattivi ai nostri corpi, inclusi i sensi, i segnali di fame e sazietà, le emozioni e i pensieri.

Il corso Mindfulness-Based Eating Awareness Training o MB-EAT, ideato e validato da Jean Kristeller dal 1999, permette di gestire fenomeni come la fame nervosa  e il binge eating. Si tratta di un percorso di 9 settimane dove nella stanza del terapeuta, la persona porta non solo i disturbi più noti, ma anche i sintomi, i comportamenti e le diverse abitudini alimentari che mettono a rischio la sua salute. Indipendentemente dall’intensità del disagio, però, è da considerarsi la punta dell’iceberg, ovvero un problema che nasconde un disagio più profondo.