Microcitosi: Cos’è? Cause, Sintomi, Valori e Trattamenti

microcitosi

Quando si parla di microcitosi, o anche microcitemia, si fa riferimento a una condizione patologica congenita caratterizzata da globuli rossi (eritrociti) più piccoli della norma in periferia ma più numerosi, quindi verranno chiamati microciti. Diversamente dalla Macrocitosi, questa condizione provoca alterazioni anche all’emoglobina che sarà presente in minore quantità. Ne consegue, da parte del sangue, una ridotta capacità di trasportare l’ossigeno nei vari distretti corporei.

La microcitemia appunto è un’alterazione genetica per cui l‘emoglobina risulta alterata. In realtà non si tratta di un corredo di anomalie che riguardano la produzione stessa di emoglobina (Hb). I globuli rossi, che come abbiamo detto, sono piccoli e sovrannumerati, presentano una forma appiattita che li rende più poveri di Hb, chiaramente in misura minore rispetto all’anemia mediterranea. Nonostante però questa serie di problematiche, l’individuo al quale viene riconosciuta una microcitemia è una persona sana che può benissimo ignorare di avere nel sangue questo tipo di problema. Tutto somato, tralasciando il tipico colorito più pallido, la persona può tranquillamente condurre una vita normale.

Esami e Valori

Partendo dal presupposto che non è facile diagnosticare una possibile microcitosi senza prima aver effettuato gli esami di routine, quali le analisi del sangue. Difatti gli individui affetti difficilmente riescono a rendersi conto di avere microcitosi prima dei risultati delle analisi, se non grazie ai pochi sintomi manifestati che li spingono a consultare un medico. L’esame che consente di individuare il volume corpuscolare medio dei globuli rossi è MCV tramite una formula precisa: ematocritox10/il numero degli eritrociti. L’esame in questione fa parte dei valori presenti nell’esame emocromocitometrico e il suo valore varia in base a una serie di fattori quali sesso, età, stato generale del paziente. Il valore normale, per gli adulti, va da 80-100 fL (femtolitri). Già avere 80 fL è indice di una possibile microcitosi.

  • Nascita: da 110 a 128 fL
  • Bambini: da 75 a 95 fL
  • da 12 anni in su: da 80 a 100 fL.

La microcitemia, più volte viene associata ad anemia ipocromica, ovvero quel tipo di anemia caratterizzata dal fatto che i globuli rossi risultano essere più chiari del normale, anche questo collegata alla grande carenza di emoglobina, che conferisce il colore acceso alle cellule. E’ una condizione che dipende, seppur in minima parte, anche al volume corpuscolare medio dei globuli rossi, che risultano essere troppo piccoli per contenere un quantitativo adeguato di Hb.

Quando si verificano dei problemi che hanno a che vedere con la sintesi di emoglobina, gli eritrociti cercano di rimediare alle alterazioni aumentando la produzione, che di conseguenza va a sintetizzare in continuazione globuli rossi molto piccoli, anche chiamati microciti ipocromici. 

Cause

Le cause principali che ci fanno pensare di avere un possibile collegamento con la condizione di microcitosi sono:

  • anemia sideropenica: è una forma di anemia caratterizzata da un difetto di maturazione dei globuli rossi, dovuto sicuramente a un apporto insufficiente di ferro, indispensabile per strutturare il gruppo eme, contenuto nell’emoglobina.
  • anemia sideroblastica: dovuta all’incapacità dell’organismo di utilizzare il ferro, che si va ad accumulare nei depositi senza rendersi disponibile per il gruppo eme.
  • talassemia: caratterizzata da un difetto genetico che sintetizza in modo sbagliato l’emoglobina
  • intossicazione da piombo o da alluminio
  • malattie infettive croniche come tubercolosi (TBC), AIDS, artrite reumatoide e morbo di Chron e anche la celiachia
  • gravidanza in quanto in questa condizione il corpo richiede un maggior quantitativo di ferro
  • forti perdite di sangue (emorragia): mestruazioni, emorragie di diverso tipo, emorroidi
  • carenza di ferro
  • carenze proteiche o vitaminiche

Quali sono i sintomi?

Le complicanze che la patologia porta con se, vanno a determinare più casi clinici, tutti diversi tra loro. In alcune circostanze infatti, è molto difficile riconoscere la possibile microcitosi proprio perchè in molti individui è asintomatica o manifesta dei sintomi che apparentemente non sono preoccupanti o rilevanti. Insomma quando ci si ritrova in questa casi, l’unica conferma sono le analisi del sangue. A seconda della causa che ha determinato la microcitosi, l’individuo affetto manifesta dei sintomi più o meno importanti, tutti però legati alla condizione di anemia:

  • pallore
  • vertigini
  • affaticamento
  • fiato corto
  • mal di testa
  • spossatezza
  • debolezza di unghie e capelli
  • perdita di appetito
  • senso di nausea
  • capogiri
  • pressione più bassa

Quando la situazione si fa più grave, si riconosce da:

  • palpitazioni
  • tachicardia
  • dolori al petto
  • ittero
  • febbre ricorrente
  • irritabilità e altri problemi dell’umore
  • distensione addominale dovuta a spleno/epatomegalia
  • ipossia
  • problemi polmonari

Diagnosi

Ovviamente, come dicevo, per confermare un possibile dubbio di microcitosi si effettuano le analisi del sangue.I valori da tenere in considerazione sono:

  • WBC – globuli bianchi
  • RBC – globuli rossi
  • HGB – emoglobina
  • HCT – ematocrito
  • MCV -grandezza media del globulo rosso
  • MCH -contenuto dell’emoglobina in un singolo globulo rosso
  • MCHC -contenuto medio dell’emoglobina nel sangue
  • PLT – piastrine
  • MPV – volume piastrinico medio
  • BASOFILI
  • NEUTROFILI
  • LINFOCITI
  • MONOCITI
  • EOSINOFILI

Questi esami sono prescritte dal medico qual’ora quest’ultimo abbia il minimo dubbio di una possibile patologia delle cellule sanguigne. Diciamo che i parametri richiesti sono:

Trattamento

Partendo dal presupposto che, il trattamento per la microcitosi da seguire, varia in base alla causa scatenante. Lo scopo principale è quello di fermare l’origine che causa la microcitosi, cosa che, per alcune forme, come per l’anemia sideroblastica o la talassemia non è possibile fare.

Generalmente il medico tende a consigliare un‘integrazione di ferro via orale, solo quando il paziente è in condizione critica si preferisce effettuarla via endovena. Sicuramente verrà integrata anche l’assunzione di vitamina C, indispensabile per l’assorbimento del ferro. Ovviamente, l’integrazione è vana se non si segue un’alimentazione sana e bilanciata, preferibilmente la dieta mediterranea che è la più consigliata dagli specialisti. Vanno preferiti tutti quegli alimenti ricchi di ferro come la carne rossa, gli spinaci e il pollame.

Soprattutto per le donne più giovani, si consiglia di iniziare la terapia ormonale con l’assunzione della pillola contraccettiva, importante anche per ridurre l’afflusso sanguigno che provoca una forte perdita di ferro e nutrienti.

Le trasfusioni di sangue vengono consigliate nel caso di perdita di globuli rossi, che possono provocare insufficienza cardiaca. Si ricorre a splenectomia quando la milza subisce un ingrossamento patologico o anche in caso di anemia avanzata.

Spesso l’attività fisica non viene tanto presa in considerazione; si pensa che non abbia alcun effetto rilevante in queste patologie. In realtà, se praticata regolarmente, può evitare molte complicazioni a livello cardiovascolare, garantendo uno stile di vita più bilanciato e sano.